Sabato ad Ancona l’attesa manifestazione convocata dalla “Assemblea Permanente Movimenti Marche”. Si inizia alle 17 in Piazza Roma. Interventi, flash mob, musica ribelle: la società civile organizzata prende la parola e l’iniziativa contro la manovra Monti, per costruire l’alternativa ad un modello che distrugge le vite delle persone e l’ambiente.
Piazza Roma come Zuccotty Park? Il centro del capoluogo regionale come quel piccolo luogo nel cuore di Manhattan, divenuto simbolo degli “indignati” di tutti il mondo? Diciamo che la manifestazione, dal titolo “Occupy Ancona”, che l’Assemblea Permanente Movimenti Marche ha promosso per sabato 17 dicembre a partire dalle 17, sarà molto di meno ma anche molto di più. Di meno perché “l’accampata” durerà solo qualche ora e non ci sarà nessuna occupazione in pianta stabile della piazza (per ora). I gazebo che verranno installati sin dal primo pomeriggio saranno una presenza momentanea e ognuno tratterà i temi più importanti al centro dell’iniziativa: lavoro, acqua, ambiente, precarietà, diritti delle persone. Molto di più perché la varietà e la ricchezza dei movimenti e delle singolarità presenti all’interno della neonata rete regionale si dispiegherà ampiamente durante la manifestazione. Il programma che si sta ultimando in queste ore prevede interventi delle situazioni simbolo dell’indignazione marchigiana: dai lavoratori licenziati o in cassa integrazione, a chi è impegnato nella resistenza ecologica contro i progetti distruttivi del territorio, dai comitati per l’acqua pubblica, da mesi mobilitati affinché sia rispettata la volontà dei 27 milioni di italiani che a giugno hanno detto chiaramente che i beni comuni non possono essere usati per fare profitto, ai ragazzi dei collettivi studenteschi, dai precari agli immigrati, proprio a pochi giorni dalla terribile strage di Firenze. Ma anche musica, flash mob di gruppi teatrali, “provocazioni” sui temi della crisi in mezzo allo shopping natalizio. Insomma un primo momento di mobilitazione contro la manovra del Governo Monti che “colpisce i soliti” e non tocca “le grandi rendite finanziarie”. Perché “un’altra economia è possibile, rispettosa dei diritti delle persone e dell’ambiente”. L’Assemblea Permanente Movimenti Marche chiama a raccolta tutti quelli che non vogliono abbassare la testa. Sabato Piazza Roma i protagonisti saranno loro.
- che la proliferazione e l’accumulo dell’alga tossica Ostreopsis ovata nelle acque della spiaggiola non è dovuta tanto alla scogliera di cui si chiede l’eliminazione, quanto alla presenza dei due pennelli (scogliere artificiali trasversali alla costa) che la delimitano lateralmente, come è stato possibile osservare chiaramente in questo anni;
- che il materiale utilizzato per la spiaggiola, come è stato possibile osservare chiaramente in questi anni, causa abrasione del fondale roccioso naturale, costituito da materiale meno resistente, con effetto erosivo e distacco continuo di alghe bentoniche che vanno a ristagnare andando in decomposizione a lato dei pennelli;
- che l’allungamento dei due pennelli con estensione della spiaggiola verso il largo non farebbe che aumentare la presenza dell’alga tossica ed il ristagno di materiale organico in decomposizione nell’acqua, provocando disagio ai bagnanti anche nella zona che va dalla spiaggiola verso la Seggiola del Papa;
- che l’intervento non dovrebbe essere autorizzato dall’Ente Parco, in quanto sarebbe in contrasto con quanto afferma l’articolo 9 delle attuali norme del Piano: “Gli interventi di difesa della costa sono effettuati nel rispetto della morfologia naturale del litorale”. E’ evidente che un intervento che andasse ad estendere ulteriormente la spiaggia verso il largo non rispetterebbe affatto il contenuto di questa prescrizione.
Gentile Presidente Spacca e gentili Capo Gruppo Consiliari,
le sottoscritte Associazioni Culturali, Naturalistiche ed Ambientali della Regione Marche esprimono il proprio dissenso sulla proposta di legge regionale in oggetto con la quale, volendo risparmiare 200.000 (duecentomila) euro l’anno, si corre il rischio di rendere i parchi regionali, in particolare il San Bartolo ed il Cònero, estranei alle comunità locali che li abitano. La proposta di legge n.1465 ad iniziativa della Giunta Regionale, infatti, fa quattro operazioni pericolose e quindi altamente sconsigliabili:
riduce il numero e la composizione degli organi degli enti di gestione delle aree protette comprimendo la partecipazione e l’accesso alla gestione del parco da parte delle comunità locali, con l’abolizione del Consiglio Direttivo del Parco;
crea un voto ponderato, cioè di valore differenziato, tra un rappresentante e l’altro. Infatti il valore del voto dei componenti la Comunità del Parco dipenderà per il 55% dal valore dei contributi versati al parco. A titolo di esempio, su sette rappresentanti, il voto ponderato per l’unico rappresentante degli ambientalisti e per l’unico rappresentante degli agricoltori, varrà appena il 5 per cento totale, qualunque volontà essi esprimano!
si appropria della nomina diretta del Presidente, sottraendola al voto del Consiglio Direttivo del Parco.
va in contrasto con la legge quadro nazionale L.394/91 escludendo dalla Comunità del Parco gli enti scientifici come le Università.
A nostro parere la diminuzione dei costi di gestione può essere ottenuta rendendo gratuita la partecipazione a tutti gli organismi di gestione, riconoscendo solo un eventuale rimborso spese.
Quello che preoccupa è l’introduzione del voto ponderato che esclude dalla gestione del Parco le comunità locali e i rappresentanti delle associazioni, proprio quei soggetti che più vivono e sostengono il parco. Ciò avviene perché probabilmente si confonde la gestione di un’area protetta con un consiglio di amministrazione di una società per azioni. L’ente che investe maggiormente potrà avere un voto ponderato che vale fino al 55%, fino al 20% i comuni in funzione alla quota di territorio interessato dal parco, ancora, fino al 20% ai comuni con maggiore popolazione residente nel parco e infine il 2,5% all’unica associazioni naturalistica rappresentata nel consiglio e 2,5% all’unica associazione agricola. Ci sono voluti anni per avvicinare i cittadini residenti ai parchi e convincerli che essi non erano costituiti contro gli interessi locali. Il buon agire degli enti gestori di parchi e riserve nelle Marche ha avviato circuiti turistici, processi educativi e di valorizzazione dei beni ambientali con un positivo riflesso anche sulle economie locali e sulla occupazione giovanile (ad esempio servizio guide, servizio sorveglianza, corsi di educazione ambientale, etc.). Tutto ciò corre il rischio di indebolirsi a fronte di una richiesta crescente.
Infine non è certamente positivo il fatto che la Comunità del Parco sia espropriata del diritto di eleggere democraticamente il proprio Presidente. Questa volontà perpetua il centralismo regionale che sta sempre più sostituendo il centralismo del governo nazionale, così tradendo i principi di sussidiarietà e di decentramento politico ed amministrativo a vantaggio degli Enti Locali. Le associazioni sottoscriventi chiedono pertanto ai Consiglieri regionali di apportare alla proposta di legge, deliberata dalla Giunta, tutte quelle modifiche necessarie a mantenere i parchi e le riserve naturali nel novero degli enti di gestione del territorio a guida democratica e ampiamente partecipata.
ITALIA NOSTRA MARCHE COORDINAMENTO PER IL PAESAGGIO DELLE MARCHE
Ieri lunedì 14 novembre nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria di Ancona i riflettori erano puntati sulla prolusione di Jeremy Rifkin, l’economista della Terza Rivoluzione Industriale, ricercatore pionieristico delle biotecnologie e della green economy, l’autore de “La fine del lavoro” e “La civiltà dell’Empatia” tra gli altri. Ad accoglierlo, tra i tanti correlatori, doveva esserci il Presidente della Regione Spacca, che ha snobbato l’appuntamento. Presenti invece i “No rigassificatori” che hanno esposto striscioni e bandiere, e preso parola. In effetti la presenza di Spacca, avrebbe stonato con il senso dell’iniziativa. Attenderemo altre inevitabili occasioni di confronto…L’economista di fama internazionale, applaudito dal pubblico, ha biasimato le politiche di austerity italiane, la deriva tecnocratica del nascente governo Monti, esponendo invece la necessità di un cambiamento globale e locale del modello produttivo ed energetico in favore della green economy e della democrazia energetica…sottoscriviamo!
Dal Corriere Adriatico del 15/11/2011
L’economista americano ospite di Assam e Fondazione Univerde propone il modello a rete di Internet
Rifkin: green economy per la ripresa
Ancona “La terza rivoluzione industriale è l’unica via percorribile per preservare la specie umana dall’estinzione”. E’ catastrofico ma risoluto l’economista americano Jeremy Rifkin intervenuto ieri nell’aula magna di ingegneria ad Ancona per un convegno su energia e agricoltura organizzato dall’Assam, rappresentata per l’occasione dal suo amministratore Gianluca Carrabs. C’erano anche il presidente della Fondazione Univerde, Alfonso Pecorario Scanio, il sindaco di Ancona Fiorello Gramillano, il preside della Facoltà di Ingegneria, Giovanni Latini, il direttore del quotidiano “Terra”, Luca Bonaccorsi, la presidente della Rees Marche, Katya Mastantuono, il vicepresidente dell’Aniem Marche, Francesco Caprioli. Assente Spacca, ha preso parte all’evento anche Roberto Oreficini, direttore dell’Arpam. Durante il convegno sono comparsi cartelli e striscioni del coordinamento contro il nuovo rigassificatore dell’Api di Falconara.
La tesi di partenza dell’economista e saggista statunitense è nota: il modello di sviluppo attuale basato sulle energie fossili non è più sostenibile. La green economy è la strada che l’economista suggerisce anche al primo ministro incaricato Mario Monti. “Se l’incremento del prezzo del petrolio – ha ricordato lo scrittore – ha dato una tregua nel 2009, dopo i picchi dell’anno prima, con la ripresa del 2010 esso ha ricominciato a crescere. Questo potrà dar luogo ad una nuova crisi economica e finanziaria che potrà determinare un’ulteriore, momentanea, ridiscesa dei prezzi. E così via, in cicli ravvicinati di non più di 4 anni”. Tutto ciò perché la risorsa è scarsa e sempre più costosa nel reperimento e trasporto. A ciò si aggiunga lo straordinario aumento della domanda di greggio dovuto all’ingresso dei Paesi emergenti. Ai disastri economici devono aggiungersi quelli ecologici con i cambiamenti climatici dovuti all’aumento della Co2 in atmosfera, la progressiva diminuzione della risorsa idrica e la morte per fame in molte zone del mondo.
La soluzione a questo fosco quadro è secondo Rifkin nel “giardino di casa”. O meglio nell’energia che vi possiamo trovare :“dal sole, al vento, alla geotermia, fino alle biomasse o ai rifiuti”. Il modello cui ispirarsi è quello a rete di Internet. “Ci sono quasi 200 milioni di edifici in Europa: ebbene ognuno di quelli deve diventare un piccolo centro di produzione energetica”. Tutto ciò eliminerebbe i problemi di trasporto dell’energia e dell’inquinamento dovuto alla produzione centralizzata che caratterizza le fonti fossili e il nucleare. Rifikin, consulente di molti politici in Europa, ha già licenziato un piano energetico decennale per Roma che consentirà, a fronte di investimenti anni di 500 milioni di euro, risparmi per 1600.
Ovviamente l’agricoltura gioca un ruolo centrale in tutto ciò e le Marche in questo non sono certo all’anno zero. Lo ha ricordato anche il direttore dell’Assam Gianluca Carrabs per il quale “dopo le innovazioni in campo normativo, l’impresa agricola può dedicarsi anche alla produzione di energia”. A parte le esperienze già acquisite, presto sperimenteremo sul nostro territorio, “un nuovo tipo di impianto eolico, progettato da Renzo Piano, assai meno impattante sul paesaggio e in grado di sfruttare i venti più deboli”.
Secondo Alfonso Pecoraro Scanio “le Marche, con il loro tessuto di piccole imprese, rappresentano il contesto ideale per generazione diffusa di energia. E’ per questo che siamo partiti di qui con la diffusione dei ‘Green Economy Forum’, un movimento dal basso che cambierà il nostro modo di vivere e produrre”.
“L’autodeterminazione dei territori e la fine del profitto quale unico orizzonte dell’economia, compresa quella verde” è la principale preoccupazione della presidente della Rete di Economia Solidale marchigiana Katya Mastantuono mentre per Francesco Caprioli, vicepresidente di Aniem Marche, (che raduna le imprese edili regionali) “costruire case ad alta efficienza energetica è nel desiderio della categoria, ma è tendenza che deve prima di tutto nascere dalla cultura diffusa nella committenza”.
Oggi siamo andati al convegno “Turismo e Costa a Portonovo” e abbiamo distribuito, insieme all’ormai abituale opuscolo sul rigassificatore, un volantino molto critico sul modus operandi della regione Marche.
Del convegno in se e per se vi parleremo più avanti, prima dobbiamo assemblare il materiale video girato, però vi anticipiamo subito che c'è stato qualcuno che non ha molto gradito la nostra presenza.
Per adesso eccovi a disposizione i documenti citati nel volantino di oggi:
per la vicenda dei fanghi inquinati scaricati al Passetto clicca qui
Di seguito vi segnalo alcuni momenti particolarmente interessanti del video proposto, ma a tutti i soggetti interessati suggerisco di visionare l'intero filmato.
1)http://youtu.be/C1g_8agfoJI?t=6m15s Alberto Dubbini mette in risalto la contraddizione di essere favorevoli alla realizzazione di rigassificatore offshore e, simultaneamente, sostenere l’attuazione di un’Area Marina Protetta che dista solo 13 km dal sopracitato impianto.
2)http://youtu.be/C1g_8agfoJI?t=8m45s Dino Latini spiega perché ha detto si al rigassificatore, sostenendo che è l’unica strada per bonificare la zona. Probabilmente si è dimenticando che l’API è almeno dal 2003, anno di rinnovo della concessione alla raffinazione, che disattende gli impegni presi a favore dell’ambiente e di un modus operandi meno impattante per tutti. Come dire: visto che non adempiono ai loro impegni gli regaliamo un rigassificatore, così dopo vedrai come ci rispetteranno.
3)http://youtu.be/C1g_8agfoJI?t=17m4s Alberto Dubbini parla delle leggi regionali, in particolare quelle sulla movimentazione di sedimenti in ambiente marino, che vanno nella direzione opposta rispetto alle normative nazionali ed europee. Leggi e normative d'attuazione che palesemente evidenziando lo scarso interesse dimostrato dalla regione Marche per la tutela ambientale.
4)http://youtu.be/C1g_8agfoJI?t=22m1s Dino Latini spiega che il problema del troppo pesce pescato si potrebbe risolvere facendolo pagare un prezzo adeguato, almeno 10 volte tanto, perché adesso è troppo economico e così per sopravvivere i pescatori devono prenderne grandi quantità. Sembra pazzesco ma ha detto così, ve lo garantisco. Nel mio filmato manca l’inizio del suo discorso ma potete comunque sentire la parte in cui dice che anche il pane dovrebbe costare altrettanto: 10 volte tanto. Quando l’Aula del Mare pubblicherà il suo materiale audiovisivo potrete verificare che sto dicendo il vero, e che Dino Latini pensa veramente che se il pesce costasse 10 volte tanto i pescatori, anziché approfittarne per fare più soldi, si limiterebbero a pescarne quanto basta per tirare a campare. Per fortuna Gallegati, che probabilmente non gode di uno stipendio da consigliere regionale che permette di vivere egregiamente anche se i prezzi degli alimenti decuplicano, gli spiega che le cose non funzionano in questo modo. Che esiste una cosa chiamata libero mercato e che il problema di pescatori, agricoltori e consumatori sta nella filiera di distribuzione troppo lunga. Con la conseguenza che il prezzo iniziale corrisposto al pescatore o al contadino è irrisorio, mentre il prezzo finale diventa eccessivamente elevato.
Ci dicono che i ripascimenti sono necessari perché negli ultimi 50 anni il mare si è divorato la costa. Eppure, come potete vedere dalla foto, anche all'inizio del ‘900 durante le mareggiate le spiagge sparivano.
Oggi invece basta un minimo di mare agitato che subito si invocano opere di difesa costiera.
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